FondsGoetheanum: Chi semina raccoglie

Remei

La società di commercio tessile svizzera Remei è una pioniera nel settore tessile; ha seguito rigorosamente la conversione della produzione in cotone biologico, dalla coltura fino alla trasformazione. Remei si procura il cotone biologico da bioRe® India et bioRe® Tanzania e promuove la coltura biologica in questi paesi da più di vent’anni con lo scopo di migliorare tramite essa il livello di vita dei piccoli produttori. Essi ricevono consigli in agricoltura e aiuto all’acquisto di mezzi di produzione biologici, beneficiano della garanzia dello smercio della loro produzione di cotone biologico e di una gratifica che si aggiunge al prezzo del mercato locale.

www.remei.ch

Il cotone biologico davanti ad una scelta cruciale

In India, la produzione di cotone biologico è minacciata, perchè la coltura di cotone transgenico è passata in dodici anni da 0% a 92%. Questa situazione ha condotto a una mancanza di sementi riproducibili. Si aiutano ormai le piccole aziende agricole a produrre le proprie sementi.

In India, i tre quarti della produzione globale di cotone biologico è assicurata da 184 000 piccole aziende agricole su 253 000 ettari, il che corrisponde a circa 2% della superficie totale coltivata con cotone in India. Il futuro della produzione di cotone biologico in India è tuttavia fortemente minacciata. Dall’introduzione del cotone transgenico (OGM) in India, nel 2002, la superficie coltivata in cotone OGM è aumentata in proporzioni drammatiche e rappresenta oggi il 92% delle superfici coltivate con cotone.

Delle preziose risorse genetiche si perdono

Le varietà OGM, protette da brevetti e commercializzate da imprese di sementi private, fanno diminuire l’uso di di varietà provenienti da selezioni e da riproduzioni tradizionali. Questa prevalenza di cotone transgenico ha condotto in pochi anni al crollo del mercato di cotone senza OGM e alla perdita di numerose risorse genetiche preziose di specie e varietà di cotone locali.
Le rare riserve di cotone senza OGM che si possono ancora trovare nel commercio sono la maggior parte del tempo contaminate da OGM e provocano per finire il ritiro della certificazione di cotone biologico e importanti perdite finanziarie per l’agricoltore. Le piccole aziende indiane devono dunque prendere la decisione di rinunciare all’etichetta « cotone biologico » al profitto di altre che autorizzano tuttavia OGM e pesticidi o di voltarsi verso altre colture come la soia o il mais, oppure decidere di produrre le proprie sementi biologiche.

Le contadine vengono formate al processo di selezione

Sostenere i piccoli produttori

bioRe®India Ltd., con Remei, fornitore di Coop Naturaline, sono fermamente decisi a seguire questa via e ad aiutare i piccoli produttori a produrre le proprie sementi. Ma ciò non è possibile dall’oggi al domani. Bisogna dapprima trovare le varietà riproducibili appropriate, resistenti agli insetti dannosi, che consumino poche sostanze nutritive e acqua, pur fornendo una qualità di fibre che risponda alle esigenti norme dell’industria tessile. L’Istituto di ricerca dell’agricoltura biologica (FiBL) sostiene, in collaborazione con l’Università Dharwad, i piccoli produttori di bioRe durante tutta la durata delle prove varietali. Queste prove, condotte durante diversi anni nelle piccole aziende, in diverse regioni, devono permettere di identificare le varietà robuste e riproducibili che saranno in seguito moltiplicate dagli agricoltori stessi. Parallelamente, in un approccio participativo, sono realizzati degli incroci e delle selezioni, affinchè delle varietà di qualità superiore siano disponibili in futuro per l’agricoltura biologica. Questi programmi di sementi sono sostenuti dalla Fondazione Corymbo, la Fondazione bioRe, il Fondo Coop per le sviluppo sostenibile e la Fondazione Mercator Svizzera.

Varietà di cotone sperimentali nel campo di Mahesh Singh Patel.

Le differenze nella coltura

Il cotone è una coltura molto esigente, che ha bisogno di molta acqua e nutrimenti e che attira molti insetti. Malgrado che il cotone rappresenti solamente il 2,4% della superficie coltivata mondiale, 11% di tutti i pesticidi e 24% di tutti gli insetticidi sono destinati alla sua produzione. Per poter rimediare a questa situazione, un gene del batterio Bacillus thuringiensis (Bt) è stato introdotto nel genoma del cotone una ventina di anni fa, con l’aiuto del genio genetico.
Questo gene Bt permette alla pianta di produrre un anticorpo che è un veleno per il suo principale parassita, la falena del cotone (helicoverpa zea), il che avrebbe dovuto permettere di ridurre gli apporti di insetticidi. Purtroppo però ciò si è avverato impossibile, visto che al posto della falena, altre popolazioni di insetti nocivi si sono fortemente sviluppate, come per esempio alcune cimici.
Il cotone biologico invece è prodotto rispettando al massimo la natura, con cicli chiusi, senza apporti di pesticidi sintetici. L’abbandono di insetticidi migliora la salute dei piccoli produttori e riduce la loro dipendenza ai crediti necessari per acquistare i prodotti chimici agricoli.

Bambagie di cotone mature.

Il cotone transgenico domina, le possibilità di scelta si riducono

Oggigiorno, su più di 70% di superfici coltivate in cotone, crescono molte varietà di cotone transgenico e questa tendenza tende ad accentuarsi (www.transgen.de). Ciò significa che più dei due terzi dei vestiti di cotone, per esempio i jeans, sono prodotti con cotone geneticamente modificato e che non abbiamo la possibilità di scelta, visto che non esiste alcuna obbligazione di denuncia.

Senza sovranità sulle sementi, non esiste libertà di scelta

E’ solo se i piccoli produttori ritroveranno il controllo della produzione di sementi che potranno produrre del cotone senza OGM per il mercato bio in pieno sviluppo.
Questo esempio dimostra l’importanza della sovranità dei contadini sulle loro sementi, se vogliamo avere in futuro una libertà di scelta. Non dovremmo quindi lasciare unicamente tra le mani delle imprese produttrici di sementi commerciali questa selezione che determina l’evoluzione futura dei nostri alimenti e delle nostre piante coltivate. Dovremmo invece concepire il controllo di questa evoluzione come una missione sociale che mira a rendere più sicure le fondazioni della nostra vita. In conclusione, sono i consumatori che decidono dell’aspetto futuro delle nostre campagne.

Monika Messmer, Istituto di ricerca dell’agricoltura biologica (FiBL)

1) Farm & Fiber Report 2011-12, Textile Exchange 2013
2) Forster et al. Yield and Economic Performance of Organic and Conventional Cotton-based, Farming Systems – Results from a Field Trial in India. PlosOne 2013, 8 (12)