Se ritenete essenziale che i bambini crescano bene
I bambini non hanno la vita facile nel mondo attuale. I loro genitori ed educatori nemmeno. Come devono crescere e svilupparsi i bambini ? Cosa li mantiene in buona salute ? Cosa li fa ammalare ? Come potranno diventare forti e ben preparati per la vita ? Questa edizione del FondsGoetheanum fa il punto sulle ricerche relative all’infanzia in una prospettiva globale, con innumerevoli esempi ed idee, per esempio per creare un’atmosfera di sicurezza o per giocare.
Siamo tutti profondamente marcati dalla nostra infanzia. E’ attraverso le esperienze vissute durante la nostra infanzia che modelliamo il nostro futuro e il futuro del nostro pianeta. Tramite il vostro dono, sostenete il proseguimento necessario di questo prezioso lavoro di ricerca.
Vi ringraziamo per il vostro contributo.
Lasciateci la nostra infanzia
Durante il mio lavoro educativo quotidiano presso i bambini, sono regolarmente stupita dalla forza con la quale essi imitano tutto ciò che succede intorno a loro. E’ straordinario ! Da dove viene questa facoltà che il bambino non ha mai bisogno di acquistare, ma che è semplicemente innata, sin dal suo primo respiro arrivando al mondo ?
La mia nipotina ha cominciato a sette mesi a fare dei segni con le sue manine ogni volta che qualcuno si avviciniva o passava vicino a lei, con inoltre un gioioso sorriso sul viso.
I bambini riflettono ciò che vedono
Una bambina del gruppo che aveva appena avuto un fratellino, ha preso una bambola e l’ha tenuta come se volesse allattarla. Un altro bambino ha preso un pezzo di legno rettangolare, l’ha appoggiato contro il suo orecchio ed ha telefonato a sua madre, con lo stesso atteggiamento che avevo visto compiere da suo padre qualche istante prima. Conoscete senz’altro anche voi il modo in cui un bambino che ha visto passare un camion dei pompieri con la sirena a due toni accesa, riproduce questa scena durante diversi giorni, imitandone il rumore con aria drammatica ! Da dove viene questa capacità di imitazione che da la possibilità ai bambini di inserirsi letteralmente nelle persone, le cose, i gesti e i pensieri propri al loro ambiente ?
E’ con una curiosità e un desiderio di conoscenza immensi che i bambini osservano tutto ciò che vedono, tutto ciò che incontrano, trasmettendolo immediatamente nei loro giochi o imitandone i movimenti. Ma i bambini leggono pure i nostri pensieri. Sono capaci di formulare un’idea che ci è appena passata per la testa, lasciandoci di stucco !
Queste osservazioni della facoltà d’imitazione dei bambini mi hanno condotto a questa domanda : è possibile che questo legame intenso con tutto ciò che li circonda provenga dal periodo prenatale, prima che le leggi dello spazio e del tempo determinino la vita terrestre del bambino ? E’ verosimile che l’essere umano non conosca allora alcun limite spaziale e che possa inserirsi senza difficoltà, con la sua anima e la sua mente, in ogni tipo di esperienza. Sarebbe questa la capacità che si manifesta dopo la nascita in quanto facoltà di imitazione ?
« Perchè sento quel che tu senti »
La ricerca attuale risponde a questa problematica con ipotesi molto interessanti. Il medico e neurobiologo Joachim Bauer nel suo libro Perchè risento quel che tu risenti, parla della comunicazione intuitiva e del mistero dei neuroni specchio. Egli scrive : « Le facoltà di imitazione di cui è dotato il neonato non si limitano a riflettere le espressioni dei visi sin dai primi giorni di vita. Possiamo osservare, un pò più tardi, i suoi primi tentativi di imitare pure delle parole che sente, emettendo i suoi propri suoni. Grazie alla base offerta dai neuroni specchio, il neonato ha
« la possibilità di entrare in contatto con le persone che lo circondano sul piano emozionale, di scambiare dei segni e di sviluppare un primo sentimento di comprensione reciproca. »
I neuroni specchio sono considerati come la sede della facoltà di empatia umana e delle sue intuizioni. Si tratta di cellule nervose particolari, un sistema di risonanza nel cervello che permette di conoscere i sentimenti e l’umore di chi ci circonda. Ciò che si avvera assolutamente singolare, è che mandano segnali sin dal semplice stadio di osservazione di un’azione. Le cellule nervose reagiscono esattamente come se fosse la persona stessa ad eseguire l’azione osservata. E’ in questo modo che nasce la facoltà di empatia, il potere di risentire le gioie ma anche le sofferenze degli altri.
Circa un secolo fa Rudolf Steiner, il fondatore della pedagogia Waldorf, riferendosi a questo studio, aveva già attirato l’attenzione sulla grande responsabilità incombente ai genitori ed agli educatori presenti nell’ambiente del bambino : perchè rappresentiamo dei modelli che sono costantemente imitati. Ma siamo coscienti di tutto ciò nel ritmo sfrenato del mondo odierno ?
I bambini ipersollecitati
Le azioni multiple e troppo veloci impediscono ai bambini ogni possibilità di imitazione. Due esempi : nell’automobile le impressioni sfilano a grande velocità e non è possible integrarle bene. Non c’è da stupirsi se i bambini, dopo un po’ piangano o diventino aggressivi. Nei supermercati, incontriamo dei genitori arrabbiati che riempiono il loro carrello correndo e tirandosi dietro bambini che urlano. In queste situazioni, il bambino non riesce a cogliere l’occasione di essere personalmente attivo imitando ciò che osserva presso i suoi genitori.
Il bambino piccolo si lega senza alcuna riserva non soltanto alle nostre attività esterne, ma pure ai nostri pensieri e ai nostri sentimenti, a tutto ciò che siamo e facciamo. E’ soltanto durante il periodo in cui comincerà ad andare a scuola che questa forza di imitazione diminuirà.
Aiutiamo i bambini piccoli offrendo loro ogni giorno attività che possono seguire, alfine che possano diventare degli imitatori e così imparare e crescere.
Bettina Mehrtens, Coordinatrice Pedagogia elementare
P. Selg, Das Kind als Sinnesorgan, Verlag des Ita Wegmans Instituts, 2015. (« Il bambino, un organo di percezione »)
J. Bauer, Warum ich fühle, was Du fühlst, Hoffman und Campe, 2005. (Perchè sento quel che senti anche tu?, edizioni Guy Trédaniel, 2012)