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Antroposofia

Il termine "antroposofia" non è stato coniato da Rudolf Steiner, ma è attestato fin dall'inizio dell'epoca moderna. Già nell'ultimo quarto del XVI secolo la parola viene utilizzata per indicare la conoscenza nell'ambito delle scienze naturali e anche la destrezza nel trattare le faccende umane. Durante il XIX secolo il termine fu in uso presso Schelling, Troxler e Fichte, i quali indicavano per mezzo di esso una scienza nuova, che bisognava fondar

Della fiducia nel pensiero. Del meditare

Per colui che si vuole orientare nella Scienza dello Spirito sono utili delle meditazioni come quella testé citata sul pensiero. Per un uomo siffatto si tratta appunto di condurre l’anima ad una disposizione che le apra l’adito al mondo spirituale. Questo adito può rimanere chiuso al Pensiero più perspicace, alla scientificità più completa, se l’anima non porta nulla di suo nel muover incontro ai fatti spirituali – o alle comunicazioni dei medesimi che vogliono penetrare in lei. Può essere una buona preparazione per la comprensione della conoscenza spirituale aver sentito spesso quale rafforzamento risieda nella seguente disposizione dell’anima: «io mi sento, pensando, tutt’uno con la corrente degli eventi del mondo». Non si tratta tanto dell’astratto valore cognitivo di questo pensiero, quanto piuttosto di avere ripetutamente sentito nell’anima l’effetto rinforzante che si sperimenta, allorché un pensiero siffatto scorre pieno di forza attraverso la vita interiore, quando si spande come aria vitale spirituale nella vita dell’anima. Non si tratta soltanto della conoscenza, ma dell’esperienza di ciò che risiede in un pensiero siffatto. Il contenuto del pensiero si conosce se anche una sola volta lo si è avuto presente nell’anima con sufficiente forza di convinzione; se deve maturare frutti per la comprensione del mondo spirituale, delle sue Entità e dei suoi fatti, allora dopo essere stato compreso, deve sempre nuovamente essere ravvivato nell’anima. L’anima deve sempre ritornare a riempirsi completamente di esso, tenere esso solo presente in sé, ad esclusione di ogni altro pensiero, sentimento, ricordo, ecc. Una siffatta ripetuta concentrazione sopra un pensiero in cui si sia completamente penetrati raccoglie nell’anima forze, che nella vita abituale sono in certo qual modo disperse; le rinforza in sé stessa. Queste forze raccolte diventano organi di percezione per il mondo spirituale e per le sue verità.

Da R. Steiner, La soglia del mondo spirituale, GA 17, Milano, Editrice Antroposofica, Della fiducia che si può avere nel pensiero e dell’essenza dell’anima pensante. Del meditare